Ri-eccoci! Tornati sani, salvi e malincuore dal soggiorno nella
grande mela. Che dire … intanto non vi annoio con i racconti turistici delle
giornate e gite…quelli li riserviamo agli amici bevendo uno spritz al bar, qui,
essendo un blog di ‘spettacolo’, parleremo di spettacoli! A ben pensare ci
potrebbero anche stare i racconti quotidiani in quanto oltre oceano spesso
anche le cose più semplici hanno una netta piega ‘teatrale’… prende il subway e
trovi sul binario di fronte un ballerino di tap che stende un tappetto e balla,
prende il ferry a Staten Island e trovi un gruppo di Street Artists bravissimi,
che intrattengono nel piazzale la gente o un violinista al interno che suona
per ore e dove, davanti al Metropolitan Museum un signore canta per guadagnarsi
un hot-dog, insomma il mio New York è un posto dove l’arte e il semplice
espressione di te stesso ovunque sei e l’artista e chiunque, senza pretese e soprattutto
senza paura di essere sempre giudicato …. Magari!
Phantom of the Opera
Prima tappa di obbligo per la mia compagna di avventura che
non aveva mai assistita ad un musical inglese/americano dal vivo. Adoro la ‘prima
volta’, quando chi ti è seduta accanto sbarra gli occhi al innalzamento del
lampadario e poi durante la scena della arrivo nei sotterranei con le
candelabra e la barchette che glissa sull’acqua trattiene il fiato, una lacrima
sul finale significa che l’iniziazione nel musical vero è completa! Comunque
produzione molto bello, l’ultima volta che l’ho visto a Londra mi era apparsa
un po’ stanco ma qui a Broadway era fresco, cast superlativo e tutti i dettagli
curati nei minimi particolari, venticinque anni di repliche che non pesano.
Newsies
Per me spettacolo ‘nuovo’ e forse per questo quello che mi
era piaciuta in assoluta di più. I ragazzini, anche perché l’età dei
protagonisti andava da 17 a 22 anni circa, erano strabilianti. Da una forte
base di danza classica con tanto di pirouette, salti e tours si sono poi
lanciati in acrobazie, tap e danza moderna senza mai tirare fiato … il tutto
ovviamente mentre cantavano a cinque voci e correvano su e giù per un ponteggio
scenografica sul tre livelli … beata gioventù! Dai nostri posti siamo riusciti
a sbirciare il retropalco prima dello spettacolo, tutti il cast intenti nel
riscaldarsi, a provare e riprovare pirouettes, nulla succede per caso, il
talento è la semplice base sul cui costruire con fatica il lavoro finale. Dopo
lo spettacolo, ancora sorridente e simpatici gli attori fanno una passarella
fuori del teatro, firmano autografi, parlano con i fans, si fanno fotografare
insieme a loro, hanno tempo e voglia di dare ancora qualcosa a le persone che
in fondo pagano il loro stipendio accorrendo in teatro a vederli … mi sembrava
di essere a Verona. (quest’ultima era un battuta) L’unico neo era un attore che
è riuscita a coprire con la schiuma di barba il microfono di un altro attore
rendendolo muto, non contento poi ha cercato di toglierla con un finto rasoio
prima di tamponare con un asciugamano!!! Insomma per fortuna anche lì capitano
gli incidenti di percorso …. Immagino con tanto di multa saltata a fine serata!
Cinderella
Lo spettacolo più povera a livello artistico. Due personaggi
che non nomino, chiamate ovviamente per il ‘nome’ che non centravano molto con
il musical theatre. Tecnicamente un audio bruttissimo con microfoni bilanciati
in modo erratico, il principe si sentiva malapena mentre Cinderella era
amplificata al inverosimile. Il prezzo del biglietto e stata guadagnato con i
cambi costumi, davvero da lasciati a bocca aperta. Sono ancora qui che ci
penso, perché se riesco a immaginare un modo da passare da ‘poverella’ a principessa
il contrario mi sfugge completamente. Complimenti al costumista!
Matilda
La fortuna era della nostra parte facendoci vincere due
posti nella lotteria per i biglietti. Molto carino questa usanza americana di
mettere in lotteria due ore e mezzo prima dello spettacolo una ventina di
biglietti per ogni replica, evidente che anche la stessa estrazione diventa un
spettacolino in se perché così si fa!
Lo spettacolo è ovviamente uguale a quello londinese,
bambini bravissimi che credo mangiano disciplina per colazione, pranzano con la
fatica e saltano la cena perché stanno lavorando in palco! Per i bambini USA la
doppia fatica di dovere recitare con accento rigorosamente british. La Sig.ra
Trinciabue mette l’ansia a mille, incredibile come un attore veramente bravo
riesce a trattenere una pausa lunghissima e caricarla di tanta di quel tensione
che ti viene voglia di urlare ‘vai avanti se no faccio un infarto’!!!! Alla
fine della serata il standing ovation era meritatissimo anche se ammetto che
per me la versione West End vince per un pelo. C’è qualcosa nel testo che ha il
DNA inglese, immagino che ‘Annie’, a broadway, e migliore di quello inglese per
le stesse motivi…. Ma nulla togliere ad un spettacolo eccezionale.
Settimana prossima torniamo a noi, con le orecchie abbassate
di almeno 20 cm!!!
Buona settimana!

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